È sempre necessaria? Una riflessione dal punto di vista etico e medico.
Questo breve articolo a distanza dai precedenti, e che non ne segue la linea tematica tracciata, vuole indurre ad una riflessione.
Proprio in questi giorni sono uscite, per la prima volta, le linee guida WSAVA per quanto riguarda la gonadectomia (sterilizzazione) di cani e gatti che seguono a numerosi lavori scientifici a riguardo negli ultimi 3 anni.
L’evidenza scientifica ci pone davanti al fatto che quello che abbiamo fatto fino ad oggi non è stato salutare per i nostri compagni di vita e che, purtroppo, per motivi legati ai costi e alla gestione, rimane l’unico mezzo economico e veloce per gli animali non di proprietà che si trovano in rifugi o liberi, per evitare il randagismo e aumentarne così la possibilità di adozione.
“[…] Il benessere degli animali è un concetto elaborato, che richiede
una solida conoscenza scientifica e l’applicazione del buon senso nei diversi contesti della pratica dei piccoli animali. Il rischio di problemi di salute a lungo termine associati alla gonadectomia di routine potrebbe non essere più accettabile per tutti gli animali domestici di proprietà. […][…] Negli ultimi decenni si sono evidenziati problemi di salute a lungo termine
associati alla gonadectomia chirurgica quali patologie ortopediche, comportamentali, endocrine e neoplastiche continuano ad aumentare ed emergere. […].
Ad oggi, quando vengono adottati cani in canile si richiede sempre l’obbligo di sterilizzazione dove viene ripetuto come un mantra che “sterilizzare è un bene per l’animale, che non va umanizzato per ciò che riguarda la riproduzione, che serve per prevenire nuove nascite di potenziali randagi oltre a prevenire tumori mammari” senza però prendere in considerazione l’ambiente dove vivrà il cane, i futuri compagni umani, carattere ed eventuali problemi comportamentali del soggetto, razza.
In realtà gli unici validi motivi per sterilizzare, alla luce delle evidenze scientifiche, sono la lotta al randagismo ed eventuali problemi medici che lo richiedono.
La pratica di sterilizzare a tappeto mi ha sempre destabilizzata, almeno dal punto di vista etico: l’ho sempre percepita come una violenza verso un individuo e considerata non come un atto di amore verso gli animali che vivono con noi, ma come il male minore scelto più per noi che per loro, ammantandolo poi del significato nobile volto al loro bene.
Si tratta comunque di una mutilazione che incide sulla fisiologia e soprattutto sull’asse neuro endocrino con tutti i problemi connessi: problemi metabolici soprattutto in alcune razze, problemi oncologici decisamente in percentuali più alte; per quanto riguarda i tumori mammari vengono prevenuti solo quelli ormono indotti che in genere non sono maligni, ma non i carcinomi che si sviluppano, come nella donna, su base genetica. Inoltre le funzioni cognitive e i processi mentali possono risultare modificati ed esacerbare problemi comportamentali già presenti.
Adesso, almeno per quello che sarà la mia pratica da Medico Veterinario clinico, grazie alle evidenze scientifiche che prima si supponevano e che venivano bollate semplicemente come pregiudizi, potrò agire secondo scienza ma anche e soprattutto secondo etica verso questi animali che verranno considerati come singoli individui, ricorrendo alla sterilizzazione solo in caso di vera ed estrema necessità.
Non mi si fraintenda, è chiaro che in zone depresse dove il randagismo ha percentuali preoccupanti, la sterilizzazione della popolazione sarà comunque necessaria a discapito del singolo individuo, ma non sarà e non dovrà più essere un atto routinario e meccanico.